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Sismondi, Jean-Charles-Léonard Simonde de.

Storico, letterato ed economista svizzero. Nel 1793 lasciò Ginevra per ragioni politiche stabilendosi in Inghilterra dove si dedicò a studi di tipo economico; trasferitosi in Toscana nel 1794, perfezionò le sue conoscenze studiando i problemi economici della regione. Tornò quindi in Svizzera, dove venne nominato segretario della Camera di commercio del Lemano. Frequentò il salotto di M.me de Staël dove poté esprimere il proprio dissenso nei confronti della politica economica napoleonica. Alla caduta di Napoleone fu attivo sostenitore delle proprie idee liberali partecipando alla vita politica ginevrina. Durante i Cento giorni incontrò Napoleone e, dopo averne rivalutato la figura e l'impegno, ne divenne sostenitore. Dopo Waterloo fu costretto ad abbandonare la Svizzera, spostandosi ancora in Toscana e in Inghilterra e abbandonando definitivamente la politica. La sua attività di studioso si sviluppò su fronti differenti. Fu storico e, ispirandosi alle teorie di J.-J. Rousseau ma rifiutandone le metodologie d'analisi di tipo economico, scrisse Storia delle Repubbliche italiane del Medioevo (4 volumi, 1807-08) e Storia dei Francesi (31 volumi, 1821-44). Fu anche storico della letteratura e fondatore della critica romantica con la sua opera dedicata alla letteratura dell'Europa del Sud Della letteratura del mezzogiorno d'Europa (4 volumi, 1813). Ma, in particolar modo, fu economista, fortemente influenzato da A. Smith, del quale prese a prestito le idee liberiste per inserirle nel suo Della ricchezza commerciale (2 volumi, 1803). Fu tra i primi a schierarsi contro le conseguenze sociali del sistema capitalistico (Nuovi principi d'economia politica, 2 volumi, 1819) e divenne sostenitore di una politica sociale nella quale anche i datori di lavoro dovevano avere un ruolo attivo, ad esempio garantendo ai lavoratori i mezzi di sussistenza in caso di disoccupazione, malattia e vecchiaia. Fu autore anche di Studi sull'economia politica (2 volumi, 1837-38). Viene ricordato altresì per la sua confutazione della legge di Say e per la sua teoria della crisi di sottoconsumo (Ginevra 1773-1842).